Return on equity, meglio noto come Roe, è uno fra i più noti e diffusi indici di redditività d’impresa.
Esso misura il peso degli utili netti conseguiti in un esercizio in rapporto al capitale proprio. Algebricamente è pari al valore, espresso in termini percentuali, della frazione fra utili d’esercizio e patrimonio netto. Esso esprime la capacità dell’impresa di far fruttare le risorse poste a sua disposizione dagli azionisti, sia direttamente con i conferimenti, sia indirettamente tramite la non distribuzione degli utili.
Il patrimonio netto infatti non coincide con il semplice capitale sociale, cioè il valore nominale delle azioni o quote sottoscritte dai soci, ma incorpora anche altri valori: per esempio il sovrapprezzo pagato dagli azionisti in caso di aumento di capitale, le riserve obbligatorie o facoltative accantonate di anno in anno, gli utili non distribuiti e le perdite eventualmente accumulate negli esercizi precedenti.
Poiché il valore del patrimonio netto varia nell’arco di un anno, il suo ammontare a inizio esercizio non coincide di regola con quello a fine esercizio. É necessario quindi calcolarne un valore medio di periodo. Tale valore viene spesso calcolato come semplice media aritmetica della consistenza del patrimonio netto a inizio e fine esercizio. Calcolandolo, si ottiene all’incirca la quantità media di risorse proprie a disposizione dell’impresa in ciascuno dei 365 giorni che formano il periodo in relazione al quale il Roe viene calcolato.
Un’altra questione di ordine pratico per la corretta misurazione dell’indice riguarda l’utile da mettere al numeratore della frazione. Non sempre infatti quello risultante da bilancio è il più adatto. In particolare, quando nell’esercizio si sono avute significative componenti di reddito straordinarie (in senso negativo, per esempio, l’improvviso calo della domanda dei prodotti ittici; in senso positivo, la plusvalenza derivante dalla cessione di un intero ramo d’azienda), è opportuno depurare l’utile netto della quota ascrivibile a tali eventi anomali, ragionevolmente considerati irripetibili.
Calcolato il Roe con queste precauzioni, si può quindi porlo a confronto con i rendimenti offerti da investimenti alternativi. In specie, può essere raffrontato con il rendimento dei Bot o dei certificati di deposito bancari. Va da sé, che tanto più alto è il valore dell’indice, tanto maggiore è la redditività dell’impresa e quindi tanto più remunerativo l’investimento azionario.
Messo a confronto con il Roe di altre imprese operanti nello stesso mercato, può essere un valido indicatore del grado di efficienza gestionale raggiunto dall’impresa.